Due guerre, tre fratelli e una storia
Il carteggio familiare alla base del libro di Francesco Mancini
“Già vinti nel cuore” è il titolo del testo che sarà presentato il 20 maggio al Comune di Pescara
Se si riuscisse ad insegnarla così, la Storia, cogliendone l’immensità attraverso le minuzie, il senso generale dal sentimento personale, riusciremmo forse a trasmetterne il valore vero, e magari a farla amare di più. Non è solo nei testi scolastici che sono racchiusi gli eventi grandi e piccoli che hanno fatto il nostro paese: anche nel diario di chi c’era, di chi ha affidato alla pagina il senso di un’esistenza sconvolta, si possono trovare tracce e documenti storici. Altro che voyeurismo: qui il buco della serratura diventa voragine della Storia, pubblico e privato si sovrappongono inevitabilmente.
In questi giorni stiamo festeggiando il compleanno dell’Italia; 150 anni duri, difficili, ma anche esaltanti. Momenti cruciali che, mutando il corso della Storia, hanno mutato la vita di tante famiglie. Come è accaduto ai Mancini, le cui vicende sono al centro di Già vinti nel cuore, il libro costruito sulla base dei carteggi familiari da Francesco Mancini.
Il volume, edizioni Solfanelli, sarà presentato nel pomeriggio del 20 maggio, nell’aula consiliare del Comune di Pescara. Introdotti dal presidente del consiglio comunale, Licio Di Biase, i lavori prevedono anche la lectio magistralis di Elena Aga Rossi, ordinaria di storia contemporanea dell’ateneo aquilano. Due guerre, tre fratelli, tre pensieri diversi, un’unica famiglia, i Mancini di Serramonacesca, negli anni fra il 1936 e il 1943.
Dopo l’8 settembre Luigi, Antonio e Giovanni Armando, pur lontani fra loro, fanno la stessa scelta: la resistenza contro i tedeschi; Luigi a Bari, Antonio in Corsica, Giovanni Armando a Kos. Il loro percorso emerge soprattutto dal carteggio di Giovanni Armando e Antonio, di Luigi rimangono poche lettere.
Negli anni ’40 vanno sotto le armi, con idee diverse sulla guerra e sul regime. Giovanni Armando, atleta e brillante professore, entra volontario nei battaglioni della Gioventù Universitaria Fascista.
E’ convinto della vittoria anche dopo la caduta di Mussolini, come testimoniano le trecento lettere inviate a casa. Eppure l’8 settembre del 1943 sceglie di combattere i nazisti a fianco degli inglesi, trovando la morte in combattimento.
Il fratello maggiore Antonio, autore di un lungo diario, odiava la guerra e riteneva sbagliata quella al fianco dei tedeschi. Lui, che fascista non era e che i tedeschi li aveva battuti, dopo l’8 settembre scrive di sentirsi "già vinto nel cuore", come racconta nel libro il figlio Francesco. Antonio sopravvive al conflitto, mentre nell’Italia liberata tutto cambia. Negli anni Cinquanta sarà il primo sindaco Dc di Pescara, “la città miracolo del dopoguerra”, scriveva Guido Piovene.
Marina Moretti
http://www.pescarapescara.it/public/zoom/numeri/11052011PE.pdf
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